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Michelino Iorizzo

Michelino Iorizzo

Michelino Iorizzo (Roma, 1971):

“Nulla è reale nel mio lavoro, c’è solo il ricordo di un sogno, l’immaginazione”

e questo non è che il concetto dell’idea di arte dell’artista. Un  percorso artistico, il suo che  parte dai paesaggi astratto figurativi per arrivare ai ritratti femminili che esplodono in tutta la loro bellezza con scelte cromatiche atte ad esaltarne la loro espressività.

“Giudicare una corrente senza tenere conto del clima culturale, della concreta personalità dell’artista, dell’ambiente storico in cui un’opera sorge, senza cioè mettere bene a fuoco di volta in volta il nostro occhio, spostando, se occorre, gli angoli visuali, è un errore che non fa comprendere la storicità dell’arte, la sua concretezza.”

Michelino Iorizzo: lo stile unico e le sue influenze artistiche

Questo per il grande critico d’arte Guido Ballo, ma anche per gli artisti vale questa considerazione, tanto più se questi ultimi riescono a sottolineare l’importanza dell’approccio multidisciplinare, che, in Iorizzo,  tocca pittura, scultura, ceramica in un’ottica che si concentra sull’analisi dei processi globali e culturali originati dalla prospettiva dell’artista come osservatore privilegiato dei fenomeni sociali, forte soprattutto, come in questo caso, se dotato di spirito irrequieto  e visionario.

Un ricco bagaglio culturale il suo: il Liceo artistico e l’Accademia delle Belle Arti di Roma e gli insegnamenti privati in Italia e all’estero si fondono insieme per costruire le solide basi sopra le quali l’artista forgia le sue opere.

Originali ed impetuosi i ritratti femminili firmati Michelino Iorizzo riescono persino ad uscire dalla tela, partono dalla sua immaginazione, dai suoi sogni, da uno sguardo rapito in mezzo a mille altri e poi rapiscono loro stessi lo  spettatore, attraverso sguardi penetranti, labbra ora corrucciate ora appena socchiuse, lineamenti dove si scorgono anche, idealmente, mappe geografiche anche molto distanti tra loro. Scende in campo la sua creatività schierando audaci, decisi, puri, ipnotizzanti ritratti, arte che trova la sua fortuna nella pittura fiamminga e nel rinascimento italiano quattrocentesco

Ritratti di Michelino Iorizzo: Espressione e Influenze

Il ritratto, per definirsi tale, scaturisce dalla sensibilità dell’artista che nel processo creativo, nella scelta della posa e dell’espressione della sua opera interpreta le fattezze del modello secondo il proprio gusto e secondo le caratteristiche dell’arte e del tempo in cui opera e in Iorizzo  si scorge una patina di antico che emerge dal passato e dona all’opera un velo di malinconia che la rende ancora più poetica.

Sì, perché la capacità di ritrarre volti e di farne scaturire la sensibilità non solo dell’opera e dell’artista che la esegue, ma anche della modella è un’arte che va al di là di tutto e di tutti, basti pensare alla dura personalità, in contrapposizione, che si respira in “Ritratto di Dora Maar” o “Dora Maar seduta”, uno dei ritratti di donna realizzato nel 1937 dal pittore spagnolo Pablo Picasso. conservato al Musée National Picasso di Parigi. Nel 1936 il grande artista, stabilitosi nei pressi di Cannes, conobbe la giovane fotografa Dora Maar e ne divenne l’amante. La giovane è ritratta assisa con una blusa nera e una gonna rossa a quadri. Le forme spigolose e l’abbigliamento elaborato mettono in risalto la forte personalità della donna.

Tecnica e Influenze: L’Arte di Michelino 

I sentimenti, quindi, non solo i visi, vengono ritratti, e Michelino Iorizzo lo sa bene e fa un ottimo lavoro per esprimerli attraverso i lineamenti a volte delicati, a volte profumati di prorompente ma comunque sempre fine bellezza, ma di una intensità espressiva regina nel campeggiare sulla superficie della tela, senza bisogno di attributi secondari e su una esplosione di colori e di materia con una tecnica particolare che vede spesso una tela con più ritratti di carta sovrapposti, incollati l’uno sopra l’altro .

Qui trova la magia del risultato finale asportando parti della superficie attraverso la spatola e facendo questo non si può non notare l’universo artistico dei décollages di Mimmo Rotella, manifesti staccati dai muri, applicati su altri supporti per essere alla fine ulteriormente degradati dall’artista, lacerati dal tempo e dall’umana azione. Numerose le mostre personali e collettive. Alcune sue opere figurano in collezioni e mostre permanenti di musei italiani ed esteri.

Legami con il pittore Michelino Iorizzo

1)Ivana Lena Besevic ha delle caratteristiche, nelle sue opere, che la riconducono a Michelino Iorizzo: i visi di donna raffigurati nei suoi ritratti escono dalle tele, non sono piatte, il sentimento esce e lo spettatore ne viene coinvolto così come nelle opere di Michelino Iorizzi. Besevic è un’illustratrice freelance specializzata in ritrattistica, arte narrativa e figurativa sia nei media digitali che tradizionali. Ha conseguito un Master in Pittura Applicata presso l’Accademia di Arti Applicate, Belgrado e Studio Arts & Illustration presso PCA, Parigi e lavora professionalmente da oltre 10 anni.

Nel corso della sua carriera di illustratrice, Ivana ha lavorato con diversi clienti internazionali nel campo dell’editoria, della televisione, del cinema, della pubblicità e dell’istruzione, alcuni dei quali sono Playboy, TIME, Apple, National Geographic, Wieden+Kennedy, Buck, Barron’s, Fast Company, Games Workshop. , e altri.Il suo lavoro è stato riconosciuto da American Illustration come vincitore selezionato AI40, Annual Book and Exhibition, 2021, nonché nella lista dei World Illustration Awards 2022.Rappresentato da Illozoo | l’agenzia di comunicazione visiva (USA).

L’Arte del Ritratto: Interpretazione e Identità

2) Il  ritratto

È in generale ogni rappresentazione di una persona secondo le sue reali fattezze e sembianze: propriamente si riferisce a un’opera artistica realizzata nell’ambito della pittura, della scultura, del disegno, della fotografia o anche, per estensione, la descrizione letteraria di una persona.

Nell’arte esso rappresenta uno dei soggetti più rilevanti, anche se la ritrattistica era anticamente ritenuta un genere inferiore alla scena storica, che aveva per soggetto le azioni dei personaggi importanti del passato.

Il ritratto non è mai una vera riproduzione meccanica delle fattezze, come lo è invece una maschera di cera modellata su un volto o una qualsiasi impressione fotografica, ma vi entra comunque in gioco, per definirsi tale, la sensibilità dell’artista che nel processo creativo, nella scelta della posa e dell’espressione della sua opera interpreta le fattezze del modello secondo il proprio gusto e secondo le caratteristiche dell’arte e del tempo in cui opera.

2a) L’evoluzione del ritratto

Vi furono artisti che praticarono ampiamente e in maniera quasi esclusiva il ritratto e intere civiltà che rifiutarono il ritratto quale, come lo definiva lo storico dell’arte toscano Filippo Baldinucci (1624-1697) “figura cavata dal naturale” (come l’arte greca arcaica e classica). La presenza o assenza del ritratto fisiognomico in determinate civiltà (che pure possedettero mezzi artistici sufficienti per produrne) non è una semplice questione di gusto verso una o l’altra forma artistica, bensì vi entrano in gioco particolari condizioni mentali e ideologiche riflesse negli sviluppi e le condizioni delle società dove operarono gli artisti.

L’impulso al ritratto, che fissi una determinata persona, è un fatto spontaneo e primordiale e si manifesta nella maniera più ingenua attribuendo un nome a un’immagine generica, come avviene nei disegni dei bambini. Si può parlare in questo caso di ritratto “intenzionale”: l’unico fattore di riconoscimento è dato dall’iscrizione. Quando a questo tipo di ritratto sono connessi una serie di attributi che legano l’immagine all’individuo in maniera generica, magari in ambito religioso, si parla di ritratto “simbolico” (come la presenza dell’aureola per identificare genericamente un santo).

Dal Ritratto Simbolico al Fisiognomico: Evoluzione dell’Arte del Ritratto

Un secondo stadio del ritratto è quello dove, sebbene la raffigurazione ancora non assomigli al soggetto individuale, sono presenti una serie di elementi che circoscrivono la rappresentazione generica a una certa categoria di individui, facilitandone l’identificazione (es. attributi particolari e personali, descrizione del vestiario, di oggetti pertinenti al soggetto o alla sua classe sociale, ecc.): il ritratto “tipologico”, magari ancora accompagnato dall’iscrizione del nome.

Per parlare di vero e proprio ritratto si deve avere un’individuazione del personaggio a partire dall’imitazione delle fattezze individuali, senza altri artifici. Si tratta del ritratto “fisiognomico”, che si compone a sua volta di due strati collegati: la raffigurazione dei tratti somatici e la ricerca dell’espressione psicologica dell’individuo. L’ultimo passo fu infatti quello di fissare nell’effigie un giudizio morale sulla persona ritratta, scegliendo un particolare atteggiamento da immortalare, un gesto, un’espressione.

Esiste poi un ritratto “di ricostruzione”, dove l’artista non ha visto il soggetto e tenta, sulla base delle informazioni in suo possesso e della sua sensibilità, di ricrearlo, sia nella fisionomia sia nella psicologia, secondo il concetto che si è formato circa quella personalità determinata. È il caso tipico dei ritratti dei grandi personaggi del passato dei quali non si sia tramandata l’immagine (da Omero agli Apostoli, ad esempio). Poiché tali immagini sono frutto di invenzione e delle circostanze del tempo in cui furono realizzate, è frequente che per la stessa personalità storica si abbiano ritratti ricostruiti anche molto differenti.

3) Ritratto di Dora Maar di Pablo Picasso

4) La pittura fiamminga

La scultura e l’architettura fiamminghi restano ancora nel Quattrocento fortemente ancorati agli stilemi del Gotico ma la pittura, invece, è sottoposta ad un cambiamento estremamente interessante. Pur partendo da una base di Gotico internazionale, si va progressivamente lavorando sul naturalismo, si ottiene una maggiore attenzione alla resa più salda e realistica degli oggetti e delle figure nello spazio.

Le opere fiamminghe, inoltre, sono famose per lo studio approfondito sulla luce e gli effetti luministici che riesce a raggiungere effetti quasi illusionistici nonché per la cura dei dettagli. Oggetti di uso quotidiano, piante, fiori, espressioni del volto e abiti riccamente drappeggiati: nessun particolare sfugge ai pittori fiamminghi che sono abilissimi nel riprodurre anche i più piccoli dettagli.

Tra gli artisti fiamminghi più noti ricordiamo:

  • Jan Van Eyck, l’autore del famosissimo ritratto dei coniugi Arnolfini (1434) conservato oggi alla National Gallery di Londra;
  • Rogier van der Weyden, autore de La Deposizione;
  • il Maestro di Flémalle ovvero Robert Campin, famoso per i panneggi corposi, la cura dei dettagli e i colori nitidi e brillanti, caratteristiche che condivide con gli altri pittori del tempo

 5) Mimmo Rotella

6) Numerosissimi gli artisti che devono, come a Michelino Iorizzi, i natali. Ricordiamo, tra i tanti, Achille Perilli (1929), Cesare Tacchi (1940), Claudio Olivieri (1934), Franca Sannino (1932), Franco Angeli (1935), Franz Borghese (1941), Gastone Biggi (1925), Gianni Dova (1925), Gianni Emilio Simonetti (1940), Giosetta Fioroni (1932), Tano Festa (1938), Titina Maselli (1924) e tanti altri che hanno avuto invece la stessa formazione presso l’Accademia delle Belle Arti della Capitale come Mario Ceroli (Castel Frentano, 17 maggio 1938) e Mario Sironi (Sassari, 1885), molti altri poi hanno beneficiato della città eterna per forgiare la propria capacità artistica

 

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