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Marco Lodola

Marco Lodola, l’artista italiano attento all’innovazione dell’arte

Marco Lodola (Dorno, 1955), con il suo occhio attento all’innovazione dell’arte, agli inizi degli anni 80 e assieme ad altri artisti, dà vita al movimento artistico che prende il nome da Renato Barilli, critico d’arte e letterario italiano – che prese parte alla neoavanguardia degli anni sessanta – figura come  principale teorico.

La vita di Marco Lodola

Forte dello studio all’Accademia di Belle Arti di Firenze e Milano, si muove con la ispirazione di riproporre  l’avanguardia storica del futurismo basandosi sul concetto cardine dell’esaltazione della modernità rielaborandola in nuovi canoni e con una nuova spinta verso le nuove forme d’arte.

Letteratura, musica, cinema, design, arte visiva: Lodola spazia attraverso canali tematici diversi dell’arte avvicinandosi sempre di più all’uso di materiali plastici che plasma, sagoma, colora con una tecnica particolare attraverso l’uso di tinte acriliche e con l’istinto di creare opere dense di consapevolezza che nel tempo e, grazie anche al tempo, si sono avvalse di crescita del proprio valore artistico e economico.

Nascono quindi le sculture luminose, ovvero statue in plexiglas illuminate internamente da tubi luminosi che caratterizzarono tutta la sua produzione artistica

Successivamente Lodola torna alla pittura ad olio, riproducendo su tela le proprie sculture, spesso a dimensione naturale e i temi più presenti sono la danza, le ballerine, la Vespa e le pin up, in stile retrò.

Dal 1983 Lodola espone in Italia e all’estero, tra cui a Milano, Roma, Bologna, Firenze, Lione, Barcellona, Vienna, Madrid, Parigi e Amsterdam.

Ha esposto al Padiglione Italia della 53ª Biennale di Venezia  un’installazione luminosa ed ha partecipato alla edizione successiva 54ª Biennale di Venezia con il progetto a cura di  Vittorio Sgarbi  “Cà Lodola”, e successivamente alla triennale di Milano, nel 2009.

Le opere e l’evoluzione artistica

Le Opere di Lodola, sono presenti in vari musei, e ha realizzato scenografie per film, trasmissioni, concerti ed eventi. In particolare, proprio per la sua attività “multisensoriale in senso artistico” è stato attivo nella moda e nel teatro, arrivando a creare un manifesto per le olimpiadi inversnali di Torino 2006 e per la facciata del Teatro Ariston per il Festival di Sanremo 2008.

Ha realizzato opere a scopo commerciale, benefico e meramente artistico. Da sempre Lodola ha una grande passione per la musica, tanto che in diverse occasioni ha affermato che il suo grande sogno sarebbe stato quello di diventare non un artista ma un musicista; questa sua passione rimane presente nelle sue opere. Ha collaborato in campo musicale con gli 883 e Max Pezzali  (originari di Pavia, capoluogo di provincia del suo paese natale Dorno) realizzando per loro la copertina dell’album Gli Anni con i Timoria e Omar Pedrini, con Ron (cantautore anch’esso nativo di Dorno) e con Gianluca Grignani.

Nel 2009

Ha allestito a Milano, in collaborazione con il comune, in piazza del Duomo, il Rock’n’Music Planet con venticinque sculture che rappresentano altrettanti personalità della musica contemporanea. Si è occupato inoltre della scenografia della settima edizione di X Factor e del film Ti presento un amico di Carlo Vanzina e ha realizzato una scultura per il gruppo Hotel Hilton. Ha collaborato con diverse aziende, tra cui: Watch, Ducati, Coca Cola, Titan, Grafoplast, Harley Davidson, Riva, Illycaffè (che lo ha voluto tra i disegnatori scelti per dare vita alla collana “Tazzine d’autore”), SEAT, Dash, Fabbri, Carlsberg, Nonino, e nella moda Valentino, Coveri e Vivienne Westwood, che ha voluto le sue opere come scenografia per le sue sfilate alla Milano Fashion Week 2011.

Nel luglio 2016 allestisce la scenografia per Il teatro del silenzio di Andrea Bocelli, nelle colline di Lajatico.

Nei primi mesi del 2018, Marco Lodola ha effettuato diverse installazioni a LED lungo Corso Matteotti a Pontedera; queste opere culminano con altre opere al PALP di Pontedera. Tra il 2017 e il 2019 risulta particolarmente attivo nella città di Alessandria, dove realizza delle opere per celebrare Giuseppe Borsalino, Napoleone Bonaparte e la battaglia di Marengo e Umberto Eco.Nel febbraio del 2023 riceve l’incarico per realizzare il drappellone del Palio di Siena per la carriera del 16 agosto dello stesso anno.

Legami con Marco Lodola

1) Le installazioni luminose nell’arte

2) L’immateriale che diventa arte: le opere di luce

Sapevate che il 2015 è stato dichiarato anno internazionale della luce?

Il primo a farne uso è forse László Moholy-Nagy, artista del Bauhaus, che con il suo Modulatore spazio-luce del 1930 prova a frammentare il fascio luminoso prodotto da alcune lampadine inserite in una scultura cinetica.

L’effetto è quello di proiezioni cangianti sulle pareti con forme casuali ma dotate di una loro geometria. In pratica una versione astratta ed automatica delle antiche ombre cinesi. La prima opera di luce in senso letterale è nata da un caso di serendipità, un incontro casuale con effetti dirompenti: la visita del fotografo di LIFE, Gjon Mili, a Pablo Picasso nel suo studio di Vallauris, in Francia meridionale, nel 1949.

In quell’occasione Mili fece vedere al pittore alcuni esperimenti realizzati negli anni precedenti attaccando un piccola lampadina alla scarpetta di una pattinatrice e fotografandone la scia luminosa come un disegno nello spazio.

3) La multiarte: musica, architettura, cinema, danza, arte contemporanea;

4) Marco Lodola e il cantante Ron sono entrami di Dorno, in provincia di Pavia e in un album Lodola ha l’occasione di coniugare la sua passione per la musica e la sua arte

5)il movimento del nuovo Futurismo

Per raccontare il Nuovo Futurismo, Renato Barilli, il principale teorico del movimento, attinge dall’immaginario del poeta Guido Gozzano: riferendosi ai soggetti e ai materiali scelti dagli artisti parla infatti di “buone cose di pessimo gusto”, perifrasi con cui Gozzano descriveva gli oggetti usati nel quotidiano che rasentano il kitsch ma che, per l’aura affettiva di cui li si attornia, li eleva a culto.

I Nuovi Futuristi condividono col Futurismo, oltre al nome, la devozione alla modernità e l’uso di tecniche e linguaggi nuovi e prorompenti. Non si rifanno tanto all’esplosività a alla ricerca della resa del movimento di Boccioni, quanto piuttosto allo stile di Balla e Depero, sensibili al lato divertente e persino ludico dell’arte. Ecco quindi

l’attrazione per elementi vicini alla pubblicità, ai fumetti e a tutti gli effetti incantatori dei mass media.

Gli artisti del Nuovo Futurismo fanno uso di nuovi materiali – poliesteriperspexresine sintetiche – che garantiscono leggerezza, malleabilità e che aprono le porte a colori accesi e sparati. Si tratta di una strada già perseguita da alcuni protagonisti del panorama internazionale, dallo statunitense Jeff Koons al giapponese Takashi Murakami.

6) Guido Barilli

 

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